All’IMCID 2025 il Dott. Andras Rabi evidenzia il ruolo strategico dell’integrazione di ferro nella gestione di pazienti pluripatologici e sottolinea l’importanza di un corretto inquadramento clinico per evitare terapie invasive.

Nel corso della nona edizione dell’International Multidisciplinary Course on Iron Deficiency (IMCID), numerose sessioni hanno messo in luce il valore dell’approccio multidisciplinare nella diagnosi e nel trattamento della carenza di ferro. A parlarne per l’ambito della medicina interna è stato il Dott. Andras Rabi, medico internista ed ematologo presso la Immuno-Hematology Unit dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, che ha partecipato attivamente alla discussione scientifica della sessione dedicata alla Medicina Interna, con un focus particolare sui pazienti fragili e con patologie croniche.

Durante la sessione sono stati presentati i seguenti studi:

  • Nutritional status and impact of proper supplementation in obese patients after bariatric surgery (D. Dellepiane, Koelliker Hospital, Torino)
  • Hemoglobin response after Sucrosomial® Iron vs orodispersible ferric pyrophosphate films daily treatment (G. Giordano, Ospedale A. Cardarelli, Campobasso)
  • Sucrosomial® Iron in the treatment of anemia in pluri-pathological patients (M.B. Alonso, University of Las Palmas de Gran Canaria)
  • The role of nutritional supplement on post-stroke fatigue: preliminary data of a randomized controlled trial (S. Giovannini, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma)
  • Fatigue related to iron deficiency due to gastrointestinal disorders (M. Aloi, Università degli Studi di Milano – Policlinico)

Dott. Rabi, l’IMCID è ormai un punto di riferimento per chi si occupa di carenza di ferro. Cosa ha trovato particolarmente rilevante in questa edizione?

Questa edizione è stata davvero ricca di contenuti, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche clinico. Mi ha colpito in particolare lo studio presentato da una collega di New York sul metabolismo del ferro a livello miocardico e sulle differenze tra Ferro Sucrosomiale® e solfato ferroso: le cellule reagiscono diversamente e il Ferro Sucrosomiale® sembrerebbe avere anche un effetto antinfiammatorio. Interessante anche la presentazione su un nuovo integratore in bustine pensato per pazienti post-chirurgia bariatrica, che permette un’assimilazione efficiente di diversi nutrienti, tra cui ferro e vitamina B12. Nell’ambulatorio ematologico vediamo spesso pazienti post-bariatrici con gravi deficit di ferro: un’integrazione adeguata in fase precoce può evitare il ricorso a trattamenti invasivi.

Nella sua esperienza, quale può essere il ruolo dell’integrazione nutrizionale nella gestione della fatica post-ictus?

È un aspetto spesso sottovalutato. Il paziente post-ictus è generalmente affetto da più patologie e può sviluppare un’anemia che viene trascurata, specialmente se i valori di emoglobina non sembrano critici. Ma anche un’emoglobina a 11 g/dL, per esempio, può rallentare significativamente il recupero, soprattutto in pazienti anziani. I dati presentati all’IMCID 2025 mostrano che mantenere valori adeguati di emoglobina e ferro migliora l’ossigenazione dei tessuti e contribuisce ad accelerare il processo riabilitativo.

La carenza di ferro è spesso sottodiagnosticata nella pratica clinica. Quali strategie suggerisce per migliorarne il riconoscimento precoce?

Questa è una criticità diffusa. Troppo spesso i pazienti vengono inviati all’ematologo per un’anemia ipocromica microcitica senza che sia stato eseguito un assetto marziale completo. Un internista può e dovrebbe gestire in autonomia questi casi, richiedendo esami completi con ferritina, sideremia, transferrina e marcatori di flogosi. Inoltre, è importante ricordare che si può avere una carenza di ferro funzionale anche in assenza di anemia conclamata, ma con sintomi evidenti come fatigue o cefalea. Riconoscere questi quadri “subclinici” può fare una grande differenza per il benessere del paziente.

Quali indicazioni emergono dall’IMCID per una valutazione più precisa dello stato marziale nei pazienti pluripatologici?

Dall’IMCID 2025 è emerso con forza il ruolo del Ferro Sucrosomiale®, non solo per il maggior assorbimento, ma anche per il suo effetto antinfiammatorio, dimostrato in contesti come le patologie gastrointestinali autoimmuni e le sindromi mielodisplastiche. È fondamentale partire da un bilancio marziale completo e preciso prima di impostare la terapia, adattandola al profilo clinico del paziente. Solo così possiamo garantire un trattamento efficace e personalizzato, evitando l’uso eccessivo di ferro endovenoso quando non necessario.


L’intervento del Dott. Rabi all’IMCID 2025 ha evidenziato quanto la corretta gestione della carenza di ferro debba essere parte integrante della medicina interna, soprattutto nei pazienti complessi. L’adozione di strategie diagnostiche più mirate e l’impiego di formulazioni innovative, come il Ferro Sucrosomiale®, possono rappresentare un vero cambio di paradigma nella pratica clinica quotidiana.


L’Abstract Book del 9th IMCID – International Multidisciplinary Course on Iron Deficiency, tenutosi a Palermo dal 3 al 4 aprile 2025, è stato pubblicato come Supplemento n°3 del numero di maggio 2025 della rivista Blood Transfusion (IF=2.4).
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